Alla conquista del mondo delle Emozioni e dei Sentimenti

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Scheda del libro

Titolo: Alla conquista del mondo delle Emozioni e dei Sentimenti
Autore: Rosa Maria
Collana: I Girasoli
Genere: Bambini/Ragazzi
N. pagine: 96 con immagini
ISBN: 978-88-98435-66-1
Prezzo di copertina: € 8,00

 

Per info e ordini:

L’editore: info@apolloedizioni.it 

L’autrice: rosa.maria452@gmail.com

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 Apollo Edizioni   ibs   Mondadori Store

 

Nota d’autore.

<<L’inchiostro è silenzioso, solo il foglio può udirlo.
Lui non vede me, legge il mio io.>>

Scrivere è un bisogno intimo che nasce dal desiderio di proiettare me stessa in una dimensione che non sia solo personale, ma parte di un contesto universale.
Che fa una pecora nera nel bel mezzo di un gregge di pecore bianche?
Ovvio: fa la pecora, incurante del colore del suo manto e a dispetto e rigore dello stesso.
Questo è ciò che è accaduto a me. Da sempre sono stata “sbagliata”, come tutte le pecore nere che si sono trovate in un ambiente dai colori uniformi.
Difatti la mia adolescenza è stata tanto turbolenta, quanto dolorosa e traumatica.
Dal mio punto di vista l’essere non è altro che la presa di potere del sentire sul pensare. Ho sempre provato pena per quelle anime che si sono lasciate vivere senza mai viversi, per questo negli anni ho viaggiato in lungo e in largo per il mio mondo interiore.
Sviluppare se stessi non è semplice, farlo in un contesto piccolo è ancora più difficile. Emozioni e sentimenti complicano ulteriormente la cosa, soprattutto in quella fase della vita in cui non si è ancora in possesso di una maturità emotiva. La mancata comprensione di un sentimento provoca nell’individuo un gran senso di smarrimento. Nella maggior parte dei casi da questo si esce illesi, ma ci sono volte in cui vi si rimane intrappolati per anni. Ciò dipende soprattutto dalla natura del sentimento e dal grado di intensità con il quale lo viviamo. Io ho impiegato anni ad elaborare il dolore per la prematura morte di mio padre, avvenuta quando ero troppo giovane per riuscire a comprenderla e ad accettarla. A distanza di dieci anni, delle lettere tratte dai miei diari adolescenziali hanno risvegliato il mio inconscio, riaprendo una ferita che non si era ancora risanata. La mente umana ha meccanismi complessi, a volte ad un grande dolore fa seguire un lungo periodo di sonno. Quando ci si sveglia, ci si accorge che la ferita non si è ancora risanata. A quel punto non bisogna commettere l’errore di anestetizzarla. Non serve a nulla. Bisogna quindi iniziare a curarla. Il periodo di convalescenza dei sentimenti dipende soprattutto dalla forza di volontà. Io me la sono cavata. E vi dirò di più: mi sono salvata da sola e grazie alla scrittura, che mi ha permesso di esternare sentimenti dolorosi ed emozioni negative, oltre che dalla lettura di alcuni libri dalla quale mi sono resa conto di non essere l’unica “pecora nera”, ma solo una delle tante in giro per il mondo. La maggior parte di questi testi sono autobiografici, ne cito due, ai quali sono particolarmente legata, con la convinzione che possano essere d’aiuto ad altri, proprio come è accaduto a me: “Veronica decide di morire”, di Paulo Coelho e “L’altra verità. Diario di una diversa”, di Alda Merini.
Andiamo ora a scoprire come nasce “Alla conquista del mondo delle emozioni e dei sentimenti”.
amore-immagine-animata-0153Il testo nasce principalmente dal timore che i miei figli potessero ritrovarsi a vivere un’esperienza emotivamente simile alla mia, nel loro caso dovuta alla mia separazione dal padre.
Due sono gli episodi chiave che hanno contribuito alla sua nascita, li narro brevemente di seguito.

L’episodio decisivo è stato dato da un turbamento di mio figlio:

Una sera mio figlio, che ultimamente era molto nervoso, dopo un mio rimprovero in seguito ad alcuni suoi dispetti, scappò in camera sua urlando: “voglio andar via, il mio dolore è troppo grande”. In quel momento mi resi conto che quello che temevo stava accadendo e che dovevo fermarlo per tempo. Non potevo permettere che un dolore simile a quello che aveva ucciso la ragazzina che ero stata finisse col distruggere anche la sua fanciullezza. Sono andata in camera sua, me lo sono messa sulle ginocchia, e ho iniziato a parlargli:

“Non conosco il tuo dolore ma sono certa che è grande e che ti fa paura, perché è successo anche a me. Quando ero una ragazzina poco più grande di te anche io ho avuto un grande dolore e volevo fuggire. Volevo andar via perché pensavo che solo cosi facendo sarebbe andato via anche il mio dolore, ma mi sbagliavo. All’epoca non sapevo che il dolore non va via con noi, ma ci segue finché non lo buttiamo fuori da dentro di noi e lo cacciamo dalla nostra vita. Il mio grande dolore iniziò nel periodo in cui si ammalò il mio papà. Nessuno lo capiva, proprio come ora nessuno capisce il tuo. E nessuno lo vedeva, perché i grandi dolori sono invisibili. L’unico modo che abbiamo per sconfiggerli è buttarli fuori, ma quando siamo piccoli non lo sappiamo, però istintivamente ci proviamo. Il primo modo che abbiamo di buttar via il dolore è il pianto, poi ci sono tanti altri modi. Io ad esempio l’ho buttato fuori con la scrittura, annotavo il mio dolore in un diario e me ne liberavo. Ora voglio aiutarti a mandare via il tuo dolore ma tu devi permettermi di farlo. Dimmi da cosa nasce? Gli ho detto.

“Anche a me per il mio papà. Lui non c’è e qui, c’è sempre Antonio”. Mi ha risposto.

Cosi gli ho raccontato una favola in cui il protagonista era un bambino coraggioso, come lui, che affrontava le sfide della vita. La più grande sfida che affrontò era legata alla separazione dei suoi genitori. E alla fine la vinse. Conquistò addirittura 3 case: quella di mamma, quella di papà e quella di nonna.

Appena si addormentò ebbi l’ulteriore conferma che gli servisse un aiuto per elaborare i suoi sentimenti e per comprendere le sue emozioni, oltre agli stati d’animo che li accompagnavano.
Riflettei sul fatto che occorreva anche a mia figlia, forse anche di più perché esternava di rado e con il solo pianto, ciò che provava. Mi venne alla mente un episodio accaduto alcuni mesi prima, quando lei aveva pianto a causa della mia partenza. In quell’occasione le scrissi una lettera che riporto di seguito.

Questa è il secondo episodio chiave:

Lettera a mia figlia…

Pistoia 20/06/2015

“Tesoro mio sembra ieri il giorno in cui sei nata, invece, il tempo è volato e sono già passati 8 anni. C’è chi dice che il treno passa una volta sola, crescendo anche tu te lo sentirai dire tante volte, ma devi sapere che c’è anche chi come noi sa che la vita è un viaggio e il cammino un’avventura straordinaria. Quanti passi dal primo a oggi. Quante passeggiate. Quante strade. Discese e salite…un po’ come sullo scivolo quando dopo le scale arriva il brivido della scivolata. Da bambina ero solita scendere le scale con il culetto, scivolando fino alla porta, da grande sono solita salirle scalza la sera, perché dopo una giornata quasi non sento i piedi. La fatica. La fatica fa parte della vita sin da bambini, cosi come il sollievo che percepiamo dopo, su di uno scivolo o a piedi nudi sul pavimento. Ma la fatica non è solo fisica. Nella vita si fa fatica a fare alcune cose ma anche ad accettarne altre. Bisogna essere dei Grandi giocatori e delle persone sportive, soprattutto nello spirito, per accettare le sfide che la vita ci pone davanti e per riuscire a gareggiare, più che a competere (giocare solo con l’obbiettivo di vincere e battere l’avversario).
L’altro giorno abbiamo parlato della famiglia e tu mi hai stupita quando mi hai detto che questa cresce sempre. In effetti è cosi. Nell’albero genealogico che hai studiato a scuola hai avuto modo di capire che le famiglie crescono e non finiscono mai…Dai bisnonni ai pronipoti, in ogni famiglia si aggiungono via via altri membri. Devi sapere però che alcune famiglie si allargano, come la nostra, che è una bella famiglia allargata. Quest’estate per la prima volta staremo lontani 2 mesi, ti aspetta una bella e lunga vacanza con papà. Mare, montagna, luna park, sono certa che ti divertirai tantissimo, come lo sono del fatto che avvertirai poco la lontananza, perché sai che non sono i km e le strade a dividere, ma i pensieri e il bene a unire.
Da grande imparerai che la distanza più grande a volte è a un passo da noi, perché la vicinanza non la fanno i passi che ci allontanano, ma il cammino che ci unisce.
Quando leggerai questa lettera mamma sarà appena partita, ma ti basterà prendere il telefono e fare una chiamata per accorgerti che in realtà tra di noi nulla sarà cambiato. Gioca la tua partita e ricorda che è dopo la salita che c’è la scivolata. Ti aspetto all’arrivo… Divertiti a più non posso. Buone vacanze tesoro mio. Ci vediamo presto. Ti abbraccio forte, mamma.”

Da tutto ciò, dalla emozioni e dai sentimenti della bambina che sono stata, agli stati d’animo dei miei figli, nasce questo libro che ha come protagonisti emozioni e sentimenti..
Non mi rimane che augurarvi una buona lettura, con la speranza che la storia narrata possa essere d’aiuto ad altri bambini, per conoscere quel mondo tanto bello, quanto complesso, di cui i protagonisti indiscussi sono le emozioni e i sentimenti.

Rosa Maria

 

Prefazione
Non avevo mai pensato di essere contattata per scrivere una prefazione a un libro e, per di più, a un libro dedicato ai bambini e alla scoperta delle emozioni e sentimenti. Da semplice
appassionata di libri e blogger, mi sono sempre limitata al suggerimento e alla recensione dei libri e la richiesta di Rosa mi ha colto di sorpresa e lusingato, ma non avendo
studiato pedagogia o psicologia, ho scritto ciò che una mamma prova a insegnare al proprio figlio.
Ho letto con molto interesse il testo, la cui scrittura è scorrevole e avvincente, il che mi ha portato a leggerlo tutto in un fiato perché volevo sapere se le sorelline Speranza e Gioia
riuscissero a realizzare il loro viaggio tra il mondo delle Emozioni e quello dei Sentimenti.
Il libro è un percorso che porta alla scoperta delle Emozioni e viverle in pieno significa capire i nostri limiti e superarli come, ad esempio, la Paura:
“[…] La tua storia ci insegna che la grandezza delle cose è principalmente quella che gli diamo noi. […], capita a tutti nella vita di avere bisogno di un altro che ci salvi, a tutti accade di avere attimi bui e ritrovarsi prigionieri delle proprie paure. […]”.
Chi dopo un pianto liberatorio non si è poi sentito meglio? Chi non ha mai provato una tristezza così grande da affliggere il cuore? Solo chi è riuscito a sollevarsi, con le proprie
forze e capire quanto la sofferenza sia un passo importante, sa quanto sia bello poter guardare il cielo e vederlo più azzurro, più bello.
Ai bambini bisogna insegnare che non devono avere paura di esprimere le loro emozioni, di piangere o ridere a causa di esse, perché solo così apprezzeranno il loro significato profondo, saranno capaci di comprendere gli altri e saranno liberi di vivere i sentimenti.

Chiara D’Amico

Analisi Critica

Un lungo racconto di una giovane scrittrice per l’infanzia con un ambizioso proposito educativo: così si presenta immediatamente “Alla ricerca del mondo delle emozioni e dei
sentimenti”.
Diciamo proposito educativo, perché ad esso si sacrifica volentieri ogni aspetto letterario, cioè quell’allusività e allegoricità che sono caratteristiche storiche delle fiabe.
Le emozioni e i sentimenti qui non si nascondono dietro animali parlanti e non presentano nessuna ambiguità, sono personificate e dicono e fanno in sintonia col nome che portano.
Ciò perché l’intento è primariamente educativo: in un mondo che si va deteriorando sempre di più sul piano dei valori fondamentali forse una speranza può venire dall’educazione dei bambini e dei fanciulli, cercando, anche attraverso la fiaba, di far comprendere loro l’importanza di equilibrati ed onesti sentimenti.
Così la famiglia protagonista si chiama Amore, la mamma Felicità, la nonna Ansia e le bambine Gioia e Speranza. Via via che procede il racconto, i personaggi allegorici portano
nel nome il sentimento corrispondente, anche in negativo ovviamente: così compaiono, per esempio, il signor Delusione e il signor Rimorso, Vergogna e la regina Indifferenza.
Le due bambine protagoniste, che lungo il cammino, ne incontrano altre e fanno amicizia, sono molto sveglie e intraprendenti, perché, in effetti, l’autrice crede molto nei bambini che hanno il potere di risvegliare emozioni positive nei personaggi che incontrano.
Come in tutte le fiabe, ci sono posti particolari e misteriosi, ma le bambine riescono sempre a venirne fuori, dimostrando capacità e intuito.
Alla fine, però, sarà mamma Felicità a spiegare il senso di tutto l’avventuroso viaggio.
Per concludere: un itinerario pedagogico che coniuga la tradizione della fiaba con esigenze d’oggi; leggete questo racconto e ne trarrete giovamento voi e i vostri figlioli.

Prof. Giovanni Sarruso

Illustrazioni e immagine di copertina di Luigia Scardino

Luigia Scardino, artista siciliana autodidatta, si avvicina alla pittura negli anni settanta spinta da un impulso interiore che nasce, inizialmente, da un contatto con la natura che man mano si fa sempre più intenso. Dipinge per passione e per se stessa, per scavare dentro la propria anima, ritiene, infatti, che la scrittura le abbia salvato la vita nei momenti difficili, permettendole di elaborare le emozioni più intense. Le piace sperimentare nuove tecniche; attraverso materiali vecchi riciclati ed utilizzati al meglio, si è inventata, spesso, cose che in qualche modo l’hanno aiutata a far rivivere la materia e a rigenerarla.
La materia è diventata un elemento fondamentale della sua pittura, come lei stessa ha dichiarato:
“ io la vedo ed essa mi parla, io la penso, la immagino, la reinvento…spesso attraverso le donne dipinte impegnate nella ricerca di qualcosa di immateriale.
Vivo in un piccolo paese dove mi sento oppressa, ma è questa oppressione che mi fa creare, è la rabbia che provo per la rassegnazione e per la rinuncia alla vita che vedo nei volti della gente con cui vivo che mi porta a dipingere, ad usare il colore in maniera presuntuosa ed eccessiva… è come se volessi dare colore non solo alla mia vita ma anche alle loro vite, al mio paese.“
Ha ottenuto in più occasioni menzioni e riconoscimenti. La Mondadori l’ha citata nella rivista ATRE, speciale biennale di Venezia, gruppo pentastattisti. Ha preso parte a diverse iniziative e ha partecipato a svariate mostre.

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